I meccanismi dell’invidia

invidiaL’invidia è un’emozione complessa: presuppone innanzitutto un paragone tra la situazione nostra e quella dell’altro, e ci porta a constatare la nostra inferiorità almeno in un certo campo, non modificabile nell’immediato. Francesco Alberoni parla di tormento dell’impotenza dell’invidioso.

Una volta constatato lo svantaggio personale, ne possono derivare vari pensieri ed emozioni: tristezza, collera, emulazione.
La reazione di invidia è tanto più forte quanto più l’inferiorità constatata appartiene a un campo per noi importante, essenziale per l’immagine che abbiamo di noi stessi e dunque una componente fondamentale della nostra autostima.
Proviamo il morso dell’invidia, perciò, solo quando la superiorità dell’altro si manifesta in un ambito a cui noi diamo valore. Se da liceale io mi faccio notare grazie al mio talento e alla mia passione per la matematica, è assai improbabile che provi una forte invidia per un compagno molto bravo in lettere.
Se non mi piace la vela e tendo a soffrire di mal di mare, è difficile che mi roda d’invidia perché un amico si è comperato una bella barca nuova. In compenso, se lo stesso amico vive un matrimonio molto felice, mentre il mio è tormentato, forse proverò il morso dell’invidia nel vederlo scambia¬re tenere occhiate con sua moglie.

Il mio simile, mio fratello…

L’esperienza della vita quotidiana e gli studi condotti dagli psicologi confermano che tendiamo a invidiare le persone vicine a noi (fratelli e sorelle, amici, colleghi, vicini) per due motivi:
– innanzitutto perché questa prossimità rende più facile e più frequente il paragone tra i loro vantaggi e i nostri;
– in secondo luogo perché, appartenendo a un certo gruppo, noi ne condividiamo in genere la stessa visione di vita, un fattore importante per definire il valore o la posizione di un individuo; le differenze constatate si trasformano presto in minacce per la stima di sé.

Per lo più, quindi, si invidia qualcuno « della propria categoria » : magari non vi farà né caldo né freddo pensare alle ricchezze di un famoso miliardario, mentre soffrirete nel venire a sapere che un amico ha appena concluso un ottimo affare.
Un’adolescente rischierà maggiormente di provare risentimento per « la più carina della classe » che per una celebre top model. I bambini sono invidiosi dei compagni che incontrano nel cortile della scuola, non dei figli di miliardari della Silicon Valley.

Le strategie dell’invidia

Caro lettore, mettiamo che lei incontri un vecchio compagno di gioventù, il quale la invita a bere un bicchiere da lui. Scopre allora che lui ha una bellissima casa, segno tangibile di un benessere economico molto più elevato del suo. Cara lettrice, mettiamo che lei sia invitata a una serata tra coppie di amici. Ecco che una sua vecchia fiamma presenta al gruppo la sua nuova compagna, bella come il sole. Suo marito e gli altri uomini presenti si sforzano con più o meno successo di non mostrarsi troppo interessati.
In questi due casi rischiate entrambi di provare il morso dell’invidia, la dolorosa sensazione che ci sorprende di fronte all’evidente superiorità di un altro, in un settore importante per noi. (Talvolta involontariamente: ad esempio si può scegliere di vivere senza tener conto degli interessi materiali, scegliere un determinato lavoro per passione e non per i guadagni che se ne ricavano, eppure sentirsi invidiosi proprio malgrado, di fronte al tenore di vita di un ricco.)

La constatazione di un simile vantaggio, di questa superiorità anche in un solo settore, provoca un senso di svalutazione ed è una minaccia per l’autostima.
L’autostima è una componente vitale della nostra identità, che cerchiamo continuamente di preservare o di proteggere. Quali strategie adotteremo per riportarla al suo livello abituale?

– Svalutare il vantaggio dell’altro. A una casa, per quanto sublime, potrete sempre trovare dei difetti, oppure, cosa ancor più efficace, concludere che tutto quel lusso è solo vanità, e che voi non sareste affatto più felici diventandone i proprietari. (Il che è forse vero, come vedremo a proposito del ruolo della personalità riguardo alla felicità.)

– Trovare nell’altro degli svantaggi che compensino il suo vantaggio, causa dell’invidia. Certo, ha un bell’appartamento, ma i suoi figli gli danno un sacco di grattacapi, contrariamente ai vostri, che sono dei veri angioletti. Lei è una bella donna, ma è sfortunata in amore. Lui ha ricevuto una
certa promozione, ma ciò gli impone obblighi estenuanti.

Questi due modi di pensare hanno il vantaggio di non favorire alcuna ostilità verso l’altro, e di salvaguardare sia i rapporti con lui o lei sia il vostro buonumore, senza neanche distorcere troppo la realtà.

Purtroppo, però, viene naturale usare anche altre strategie.

– Svalutare l’altro nel suo complesso. Avrà anche un bell’appartamento, però è un « arricchito » che pensa solo ai soldi, o addirittura un imbroglione o un bastardo. Lei sarà anche bella, ma è stupida, disonesta o cattiva. Lui avrà anche ottenuto una promozione, ma è solo un « maneggione » incompetente.

– Punire l’altro per il suo vantaggio. Dopo che lui vi ha confidato grazie a quali intrallazzi è riuscito a comperarsi l’appartamento, voi denunciate anonimamente il vostro amico al fisco. Invece lei, cara lettrice, farà di tutto per escludere la bella ragazza dal gruppo, o addirittura per rovinarle il matrimonio.

Sul lavoro, sabotate astutamente il lavoro di colui che ha avuto la promozione. In determinate circostanze storiche c’è persino chi arriva a distruggere il vantaggio dell’altro o a togliergli la vita nascondendosi dietro a un pretesto politico e denunciandolo, a seconda dell’epoca e del luogo, come partigiano, collaboratore, nemico di classe o amico dei rossi.

Questi atti più o meno aggressivi sono tanto più facili da commettere a testa alta se vi si associa un altro modo di pensare.

– Svalutare il sistema che ha permesso all’altro di godere del suo vantaggio. « Viviamo in una società corrotta che permette agli affaristi di arricchirsi. » « La bellezza oggi è tenuta in tanta considerazione per via del martellamento mediatico destinato a far sì che le donne, sempre più insicure del proprio aspetto fisico, spendano una fortuna in vestiti e cosmetici. » « I capi preferiscono i sottomessi ai competenti », eccetera.

Respiriamo adesso una boccata d’aria fresca. Come avrete già immaginato, non tutte le strategie per gestire il morso dell’invidia sortiscono il medesimo effetto sull’umore, sulle relazioni e probabilmente sulla salute.

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